IL VIAGGIO IN SARDEGNA DI THOMAS MÜNSTER

IL VIAGGIO IN SARDEGNA DI THOMAS MÜNSTER

 

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Thomas Münster, Sprich gut von Sardinien,
Süddeutscher Verlag GmbH, München, 1958
Thomas Münster, Parlane bene,
traduzione a cura di Anna Maria Ganga,
Nuoro, edizioni Il Maestrale, 2006

 Autore pressochè sconosciuto in Italia, Thomas Münster viene pubblicato per la prima volta in traduzione italiana nel novembre scorso (2006). L’incontro con la sua interessante opera e la recente traduzione del suo resoconto di viaggio sono all’origine di alcune riflessioni che propongo nel presente articolo nella speranza di dare avvio a degli studi più approfonditi sull’intera opera di Thomas Münster, e in modo particolare, sui suoi resoconti di viaggio, le sue fotografie e i suoi reportages. Mi accingo quindi ad inquadrare brevemente quest’opera nel contesto più ampio dei resoconti di viaggo europei dell’epoca, e nella tradizione del viaggio in Sardegna.

Sprich gut von Sardinien/Parlane bene fa parte del vasto e complesso genere letterario della ‘relazione di viaggio’, genere che ha accompagnato la storia della letteratura, e l’uomo stesso quindi, sin dalle sue prime origini. Pensiamo infatti a quella che viene considerata la prima opera letteraria sull’uomo, ovvero l’Antico Testamento, che parla proprio dell’inzio della storia umana come un viaggio, l’esilio di Adamo ed Eva sulla Terra.

Questo genere letterario del quale non è il caso qui di ripercorrere il lungo cammino, ha comunque sempre accompagnato la storia dell’uomo. La relazione di viaggio ha conosciuto in effetti una crescita esponenziale sia in termini di produzione che di interesse dei lettori. Raggiunse i suoi punti culminanti a partire dalla seconda metà del XVIII secolo (con le nuove idee sull’uomo e il suo rapporto con la natura sviluppatesi in partcolar modo in seguito alla diffusione delle teorie del naturalista Jeorges Louis Leclerc comte de Buffon), e conobbe probabilmente nel XIX secolo il suo massimo apogeo, grazie anche ai famosi viaggi d’esplorazione. Le tendenze enunciate sulla letteratura odeporica risultano valide anche per quel che riguarda il viaggio in Sardegna.

Nel XX secolo la produzione viatica non viene meno, e assume via via caratteristiche diverse, date anche dall’evoluzione della scienza, delle idee, dei mezzi di trasporto, delle nuove tecnologie. Si viaggia infatti in un modo diverso, ma già nel XIX secolo, si erano constatati dei grandi cambiamenti operati sul viaggio dalle nuove macchine. A questo proposito, per quanto riguarda le opere odeporiche sulla Sardegna, lo stesso Alberto Ferrero Della Marmora decise nel 1860 di intitolare il suo secondo libro sul viaggio in Sardegna Itinéraire de l’Ïle de Sardaigne [...][1], e giustifica la scelta del termine Itinéraire, rispetto a quella di Voyage, che egli scelse per la pubblicazione della sua prima opera Voyage en Sardaigne[2] del 1826, col fatto che in seguito all’installazione delle linee del telegrafo, e i nuovi battelli a vapore, la Sardegna si era ormai ‘avvicinata’, in termini di tempo di percorrenza dello spazio, al resto dell’Italia e dell’Europa, per cui non era più possibile parlare di ‘Viaggio’ in proposito dopo 40 anni dalla pubblicazione della sua prima opera.

Questa crisi del viaggio in relazione anche all’evoluzione delle tecniche, viene evidenziata in modo decisivo dall’antropologo francese Claude Lévy-Strauss nel 1955 quando, pubblicando una delle sue opere maggiori Tristes Tropiques[3], intitola il suo primo capitolo La fin des voyages. Questa crisi del viaggiatore, accentuata anche in Europa dagli eventi della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, corrisponde in effetti a una nuova presa di coscienza del viaggiatore stesso.

Tuttavia, la prova del fatto che non si sia giunti alla fine dei viaggi ma semplicemente alla possibilità di nuovi modi di viaggiare, e soprattutto di nuovi mezzi e nuovi supporti per render conto dei viaggi, è data dalla stessa opera di Lévy-Strauss, Tristes Tropiques considerata infatti una delle maggiori opere odeporiche del XX secolo, proprio l’opera dove si parla della ‘fine dei viaggi’.

Si erano infatti andando accentuando nuove figure di viaggiatori ed in particolare di viaggiatori reporter, che lavoravano spesso in collaborazione con i giornali. Queste figure inziarono a svilupparsi alla fine del XIX secolo e uno dei primi esponenti di fama mondiale fu, senza dubbio, Henry Morton Stanley, che si recò in Africa in seguito ad una missione affidatagli dal New York Herald per ritrovare le tracce del famoso Dottor Livingston.

L’invenzione del dagherrotipo e del calotipo, e la loro evoluzione, così come quella delle telecamere, offrivano al viaggiatore dei nuovi strumenti per render conto del proprio viaggio, che si tratti di un viaggio antropologico, di un viaggio d’esplorazione scientifica, del viaggio di un reporter, etc..

Alla luce del percorso evolutivo del viaggio e del genere odeporico precedentemente evocati, è possibile dimstrare ed affermare che Thomas Münster fu un viaggiatore del suo tempo. Egli si inserisce infatti in senso largo nel profilo del viaggiaore di quegli anni. Durante i suoi soggiorni in Sardegna viaggia accompagnato da macchina fotografica e cinepresa, come lo dimostrano le sue fotografie sull’isola, presenti nella prima edizione della sua opera e come egli stesso afferma nel suo diario di viaggio: “ - Parla bene della Sardegna, - disse lassu sul Bruncu Spina il pastore che aveva paura della macchina fotografica [...][4]”, e ancora in un altro passo del testo: “ Una volta ad Olbia, mentre m’imbarcavo per la penisola, oltre al bagaglio avevo con me anche una cinepresa che pesava circa tre chili[5]”.

Prima della redazione del suo resoconto di viaggio sulla Sardegna Sprich gut von Sardinien, egli aveva effettuato diversi soggiorni sull’isola, uno dei quali della durata di un anno, durante il quale pecorse la Sardegna a piedi. Tale scelta è alquanto singolare ed è senz’altro legata alle diverse possibilità di osservazione e di esperienza dei luoghi e della gente che la lentezza di questo tipo di viaggio offre al viaggiatore.

Viaggia da fotografo, reporter, curioso, con uno sguardo che dalle sue stesse parole sembrerebbe proprio simile ad uno studio antropologico “[...] io che da qualche tempo studiavo la singolarità di questo mondo isolano [...][6]”. Si coglie infatti dall’insieme del testo, una sorta di predilezione per lo sguardo antropologico sull’isola che si alterna, come vedremo, con lo sguardo del reporter, del fotografo e dell’acquerellista.

Credo che il Münster si inserisca a pieno titolo nella tradizione del viaggio in Sardegna, e diversi elementi dello stesso testo lo dimostrano. Tale considerazione emerge in modo particolare da due elementi, l’analisi dell’intertesto e le citazioni dello stesso Münster. Negli elementi dell’intertesto si riscontra la lettura che Thomas Münster fece del padre gesuita Antonio Bresciani, che pero’ egli non cita in modo esplicito. Si propongono qui di seguito in parallelo i due testi:

In Europa abbiamo rivoltato ogni pietra alla ricerca d’iscrizioni, graffiti o qualsivoglia traccia d’intervento umano. Abbiamo scavato, restaurato e catalogato. Quando, poi, non si poteva più contare su grandi scoperte, allora siamo andati in Africa o in Asia per cercare antiche pietre e formulare nuove teorie. In tal modo ci è completamente sfuggito che proprio dinanzi al nostro uscio esiste ancora una pietra interessante, molto vicina e facilmente raggiungibile e sinora a nessuno è venuto in mente di rivoltarla, alla ricerca delle tracce di antichi popoli[7].

Laonde i moderni Etnografi, che per i faticosi e incerti studi intorno le cognazioni e le agnazioni delle famiglie primitive, disperse dal Campo di Sennaar sopra la faccia della terra, corrono i più remoti angoli dell’Asia a pur trovare indizi di quelle antichissime usanze de’ primi popoli; e tanti rischi si mettono, e tante migliaia di leghe divorano, qui vicino nel seno del Mediterraneo, senza tanto travaglio, verrebbero al pienissimo loro intendimento.

Ivi non molto discosto dalle marine d’Italia troverieno di che render paghi i desideri loro, meglio che nelle giogaie del monte Tauro, del Caucaso, e nel Tibet; meglio che nelle vaste lande dei Tartari, o fra i Samoiedi, o sulle sponde del Lena, e del Jenissea presso il mar gelato. E siccome parecchi si mettono in petto di rinvenire sì fatte vestigie fra i selvaggi dell’America e dell’Oceania, eccoli per attraverso quelle scure foreste in traccia de’ Brasiliani, de’ Peruani, de’ Patagòni, ovvero delle razze malaie dell’isole Australi […][8].

Thomas Münster cita invece chiaramente Alberto Ferrero Della Marmora, Heinrich von Malzan[9] e le loro opere sulla Sardegna. In modo più generale, sulle sue letture scrive: “E questa sensazione di camminare come in un sogno l’ho ritrovata anche in altri viaggiatori[10]”.

Possiamo dire allora, che lo stesso Thomas Münster desidera inserirsi in questa tradizione europea del viaggio in Sardegna attraverso la sua preparazione al viaggio. La maggior parte dei viaggiatori, e non solo coloro che avevano come destinazione la Sardegna, sin dai tempi più antichi dei resoconti di viaggio, erano soliti informarsi sul luogo nel quale intendevano recarsi attraverso la lettura delle opere che altri viaggiatori avevano scritto su quei territori e sulle loro genti. Sono infatti i predecessori, e non solo loro connazionali ma anche di altri paesi europei, a fungere da guida per il neofita e fornirgli così le prime informazioni sul luogo. A proposito della Sardegna sono ben note non solo alcune delle ‘dicerie’ raccontate dai Classici (come la teoria sul riso sardonico), ma anche quegli sterotipi diventati dei topoi del viaggio in Sardegna riportati dalla maggior parte dei viaggiatori dell’800: l’ospitalità[11], il banditismo, etc. Alcuni toni ricordano un po’ le descrizioni del romanzo Colomba, di Mérimée[12], ambientato in Corsica, e non si tratta esclusivamente dello stile descrittivo, ma anche degli argomenti scelti dallo scrittore tedesco, come quello dei banditi, uno dei topoi di cui sopra e che, contrariamente a quel che si potrebbe credere, non riguarda solo la Sardegna, ma diverse isole del Mediterraneo. È il caso infatti della Sicilia, della Corsica, delle Baleari, etc.

Ipotesi di lettura del testo alla luce di alcune riflessioni

È probabile che il testo nella sua prima stesura, il primo diario di viaggio, fosse molto più lungo del testo che fu poi pubblicato. Due elementi portano a questa deduzione, da un lato la materia dell’opera, così omogenea nel focalizzarsi soprattutto sugli incontri con le persone, quasi una presentazione, una pittura dei caratteri dei personaggi, corredata da aneddoti; d’altra parte, lo stesso Münster sembra far trapelare dal testo[13] l’elemento di una riflessione sui fatti a posteriori, il che indica una riscrittura del diario di viaggio per una versione definitiva, da pubblicare. La pratica della riscrittura è tipica del resoconto di viaggio, la cui narrazione esige una rielaborazione degli appunti presi sul posto, una volta tornati a casa. Come scrive lo stesso Lévi-Strauss negli anni ’50 la distanza è indispensabile per la scrittura dei fatti; come se solo allontanandosi dal luogo visitato si possa realmente parlarne in modo reale. In alcuni casi, certo, i viaggiatori scivevano senza il supporto di appunti di viaggio, o qualora avessero preso appunti durante il viaggio, una parte del resoconto è data dal ricordo dei luoghi e dei fatti.

I passaggi da un argomento all’altro, senza che a volte vi sia alcun ‘filo conduttore viatico’, alcuna continuità del viaggio, fanno pensare ad una selezione dei brani dal diario primigenio da pubblicare, quindi a dei tagli sulla prima stesura del testo. Se questa selezione sia stata fatta solo dal Münster o se invece egli sia stato affiancato da un altro lettore, l’editore, per esempio, non si può dire con certezza. La presenza di un editore, lettore o correttore potrebbe essere nutrita anche da ulteriori informazioni e nuove ipotesi da esse derivate. Alcuni elementi infatti, come per esempio il tipo di casa editrice che pubblicò l’opera, Süddeutscher Verlag GmbH di Monaco, che pubblicava uno dei maggiori quotidiani tedeschi, o ancora il fatto che il Münster scrisse dei racconti per i giornali e che girò dei reportages per la televisione, potrebbe far supporre che l’opera di Thomas Münster nasca se non da una ‘commissione’ da un accordo con l’editore. Quasi come un reportage a carattere giornalistico. Questo tipo di operazione era alquanto corrente in quegli anni. Il testo presenta inoltre, in gran parte dei suoi passaggi, nella scelta del linguaggio di alcuni passi, nella sua stessa struttura, un carattere fortemente vicino a quello del reportage giornalistico e dell’inchiesta[14].

Thomas Münster scrisse inoltre un romanzo ambientato in Sardegna, La pastorella sarda[15]¸ si potrebbe in questo caso ipotizzare che alcuni fatti ed elementi descrittivi riportati nel romanzo siano dati da parte di qualla materia che il viaggiatore aveva attinto dal suo viaggio in Sardegna e scritto forse in una prima stesura del diario di viaggio, elementi che non aveva potuto inserire in questo primo contesto, forse proprio a causa di precise direttive editoriali.

I ritratti di donna, sono numerosi nel testo, e colpiscono per una loro caratteristica: come piccole miniature o acquerelli sembrano emergere dalla pagina scritta come linee e colori sfumati. La biografa e traduttrice del Münster, Anna Maria Ganga parla infatti della passione dell’autore per la pittura ad acquerello, nella quale pare si cimentasse.

La particolare attenzione per scene e caratteri, tipica del pittore, ben coincide anche con la sua passione per la fotografia e quindi con quello sguardo attento del fotografo volto a cogliere colori, sfumature, dettagli, etc. La sua attenzione per la luce lo conferma, emblematico in proposito è il passaggio sulle due notti della Sardegna che inizia con le seguenti parole: “La girnata sarda ha due notti – una senza luce e una senza colori[16]”. Segue poi un’attenta descrizione dei fenomeni di luci ed ombre.

Per una più completa visione del testo è primordiale sottolineare che Sprich gut von Sardinien fu pubblicato proprio accompagnato da fotografie inserite nel volume ed incollate in una pagina bianca che porta scritto unicamente il titolo dell’immagine che essa raffigura. Anche per questo aspetto, che ben si confà alla figura del viaggiatore–fotografo–reporter, il Münster si inserisce in una tradizione della letteratura odeporica, e persino in una tradizione odeporica sulla Sardegna, iniziata il secolo precedente dal francese Edouard Delessert con il suo Six semaines dans l’île de Sardaigne[17] del 1855. Diversamente da Claude Scmitt, che come altri viaggiatori fotografi sceglie di pubblicare separatamente resoconto di viaggio e libretto fotografico, e il suo Sardaigne au Cœur[18], del 1976 accompagnato l’anno successivo dal carnet fotografico Photographies de Sardaigne[19], Tomas Münster inserisce appunto alcune fotografie in seno al resoconto di viaggio.

Viaggiatore, romanziere, sceneggiatore, fotografo, acquerellista, reporter, Thomans Münster è senz’altro una figura affascinante, e la sua opera Sprich gut von Sardinien/Parlane bene, oltre ad essere di piacevole lettura e piena d’umorismo per le varie caratteristiche enunciate, si inserisce in modo inequivocabile nella tradizione letteraria odeporica europea, così come nella tradizione del viaggio in Sardegna.

Breve Biografia

Thomas Münster nacque a Mönchengladbach (Nordrhein-Westfalen), il 24 Settembre 1912. Al termine del Gymnasium studia Storia dell’arte e Germanistica all’Università di Königsberg (OstPreußen). La scelta di una sede così distante da casa fu determinata dal suo rifiuto di entrare nel Nazionalsozialistischer Studentenbund (associazione stdentesca nazionalsocialista), infati, solo nei territori ai confini con la Polonia non era obbligatorio farne parte. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale lo costrinse ad indossare la divisa, nonostante la sua opposizione al regime hitleriano e alla guerra in generale. Proprio quando aveva quasi portato a termine la sua tesi di laurea, prese parte come radiotelegrafista alla campagna d’Africa, alla fine della quale, mentre si spostava verso il fronte italiano, fu costretto ad una pausa forzata in Sardegna. L’aereo che lo trasportava, infatti precipitò sull’isola e qui, pur salvandosi, egli fu costretto a prolungare il suo soggiorno perchè colpito dalla malaria. La Sardegna lasciò probabilmente nel suo animo una suggestione profonda, se pochi anni dopo sentirà la necessità di tornarci più volte. Passato sul continente al seguito delle truppe tedesche si fermerà in Romagna, dove rischiando la vita riuscirà a salvare due famiglie italiane (Felicori e Raimondi) dall’eccidio di Marzabotto. L’amicizia con queste due famiglie durerà tutta la vita e Thomas Münster darà a due dei suoi figli i nomi di due componenti delle famiglie italiane (Mario e Norma). Fatto prigioniero dagli inglesi venne poi rinchiuso in un campo nei pressi di Rimini. Al termine della guerra tornò a Monaco di Baviera, dove si iscrisse alla facoltà di Ingegneria, si laureò specializzandosi in Costruzioni sotterranee. Tale scelta fu dettata più da necessità che da interesse vero e proprio, infatti Thomas Münster, in una Germania quasi completamente rasa al suolo, trova come ingegnere maggiori occasioni di lavoro.

Il suo grande amore per la letteratura, però, non si era mai spento, ed egli iniziò a scrivere racconti per i Feuilletons della stampa quotidiana e settimanale. Fece parte del famoso “Gruppe 1947”, fondato appunto nel 1947 da Hans Werner Richter, il quale annoverò tra i membri di maggior spicco Böll, Grass, Johnson e Enzensberger. Divenne poi un freier Schriftsteller (libero scrittore) come si definiva egli stesso mettendo l’accento sul termine “libero” al quale teneva in particolar modo. Tradusse poi diverse opere dall’inglese, dal francese e dall’italiano. Affascinato dai paesi che si affacciano sul Mediterraneo, fu un instancabile viaggiatore e girò diversi documentari par la televisione. Nei primi anni ’50 compì diversi viaggi in Sardegna e per un anno la percorse a piedi.

Scrisse inoltre soggetti per la televisione, romanzi, racconti e romanzi per la gioventù. Morì a Monaco di Baviera nel 1983[20].

Tania Manca

Notes de pied de page

  1. ^ Alberto Ferrero Della Marmora, Itinéraire de l'île de Sardaigne pour faire suite au voyage en celle contrée, Torino, Bocca, 1860, 2 vol.; trad. it. e cura di M. Grazia Longhi, Itinerario dell'isola di Sardegna, Nuoro, Ilisso, 1997
  2. ^ Alberto Ferrero Della Marmora, Voyage en Sardaigne de 1819 a 1825 ou description statistique, physique et politique de cette île avec des recherches sur ses productions naturelles et ses antiquités, vol. 4, Paris, Bertrand, 1839.
  3. ^ Claude Levi-Strauss, Tristes Tropiques, Paris, Plon, Collection Terre humaine, 1955.
  4. ^ Thomas Münster, Parlane bene, Nuoro, Il Maestrale, 2006, p. 52.
  5. ^ Ibid., p.63.
  6. ^ Ibid., p.60.
  7. ^ Thomas Münster, op. cit., p. 27.
  8. ^ Antonio Bresciani, Dei costumi dell’Isola di Sardegna comparati cogli antichissimi popoli orientali, Napoli, All’uffizio della civiltà cattolica, Nel Cortile di San Sebastiano, 1850, ristampa anastatica, Arnaldo Forni Editore, Sala Bolognase, 2001, p. 32-33.
  9. ^ Alla p. 68. Heinrich von Malzan, e il suo Viaggio nell’isola di Sardegna del 1869.
  10. ^ Thomas Münster, op. cit., p. 23.
  11. ^ Una delle descrizioni di tale aspetto la si trova alla p. 53.
  12. ^ Si vedano in proposito, a titolo di esempio le pagine 8 e 9.
  13. ^ Si veda per esempio la pagina 54.
  14. ^ Siveda in proposito, per esempio, la p. 14.
  15. ^ Thomas Münster, Die Sardische Hirtin, 1960.
  16. ^ Ibid., p. 73.
  17. ^ Edouard Delessert, Six semaines dans l’île de Sardaigne, Librairie Nouvelle, Paris, 1855.
  18. ^ Claude Schmitt, Sardaigne au Cœur, Lausanne, Alfred Eibel éditeur, 1976 ; tradotto in italiano dar Aldo Brigaglia col titolo Sardegna nel cuore, Lausanne/Cagliari, Alfred Eibel éditeur/Edizioni Della Torre, 1977.
  19. ^ Claude Schmitt, Photographies de Sardaigne, Lausanne, Alfred Eibel éditeur, 1977.
  20. ^ Per le informazioni biografiche si ringrazia la Dottoressa Anna Maria Ganga, traduttrice del resoconto di viaggio del Münster in Sardegna, che con particolare attenzione ha raccolto le informazioni sulla vita dell’autore.

Référence électronique

Tania MANCA, « IL VIAGGIO IN SARDEGNA DI THOMAS MÜNSTER », Astrolabe - ISSN 2102-538X [En ligne], Janvier 2007, mis en ligne le 26/07/2018, URL : https://www.crlv.org/articles/il-viaggio-in-sardegna-di-thomas-munster